La Rievocazione

Dalle premesse storiche sulla fondazione da parte del barbaro Arrigo o Rigone (luogotenente di Totila detto “l’immortale”) nel 1984 un gruppo di castelrigonesi è partito per organizzare la prima rievocazione storica delle origini del paese: “La Festa dei Barbari”, al tempo l’unica manifestazione in Italia in costume gotico. L’intero paese si è mobilitato per predisporre quanto necessario alla rievocazione che da allora si ripeteva ogni anno, sempre il primo fine settimana di agosto (giovedì – venerdì – sabato – domenica). Grandissima attenzione veniva posta sui piccoli particolari, dalla ricostruzione dei mestieri dell’epoca alla proposta di un menù “barbaro”.

Nel 1999, dopo diverse vicissitudini, inizia il nuovo corso della festa che abbandona lo stile da “sagra” per vestire progressivamente gli abiti di rievocazione storica “pura”. Questo è un percorso non ancora completato.

Dal 2004 inizia la collaborazione con i vari gruppi storici che, via via, stanno animando il mondo delle rievocazioni. La festa ha il suo primo sito web e, fra i vicoli del paese, iniziano a vedersi i primi guerrieri barbari con tanto di asce e spade.

La Festa dei Barbari è ormai diventata un affermato e riconosciuto evento folkloristico, sempre ben riuscito grazie all’appassionato coinvolgimento della comunità: la sfilata conferma l’immaginario popolare sui barbari,  ma esiste anche una realtà storica che è diversa.

Aiutare a comprendere la differenza tra realtà storica ed immaginario popolare serve a qualificare l’evento e quindi l’immagine di Castel Rigone, portandola ad un livello didattico al di là del semplice folklore. Questo è la missione dei rievocatori storici. Questa attività richiede non solo l’impegno di volenterosi dilettanti, magari abili artigiani, ma anche le competenze specifiche di storici, archeologi, insegnanti, che si sono formati nel corso di anni con ricerche e con la realizzazione di copie verosimili alla documentazione di costumi, attrezzi, armi e stili di vita, e che amano condividere le proprie scoperte. Ciò richiede persone, tempo e risorse, delle quali, per ora, non disponiamo a sufficienza.

Oltre il mito della fondazione di Castel Rigone, tra Barbarie e Civiltà

Come dicevamo, la sfilata è una manifestazione riuscita e, poiché corrisponde ad un immaginario popolare sui barbari e non necessita di variazioni sul tema.

Tuttavia, occorre rimarcare la sua differenza rispetto alla realtà storica, e quindi non va mescolata con la parte didattica e divulgativa, la distinzione va chiarita. Nulla impedisce che i due aspetti siano contigui.

La parte veramente rievocativa e didattica si basa quindi sulla presentazione di quella che era la realtà dei diversi popoli barbarici e non che sono transitati dal nostro territorio lasciando tracce famose: uno spazio con banchetti didattici dedicati ai vari popoli con rievocatori in grado di mostrare ed illustrare vari aspetti. La Festa dei Barbari ricorre in occasione della Festa Celtica di Lughnasad, considerato il ruolo di primo piano dei Celti nella battaglia che coinvolse tutta l’area del lago Trasimeno –dove per la prima volta nella storia un comandante romano trovò la morte per mano di un barbaro-, ecco che possiamo già presentare i popoli coinvolti: Celti, Cartaginesi, Romani.

La parola “civiltà” deriva dal latino “civilitas” e fu coniata nella seconda metà del 1° secolo d.C. per indicare la società dei cittadini, cioè degli abitanti della città. Gli abitanti delle città dell’impero romano si vestivano con toghe e parlavano Latino, in contrapposizione con i “pagani” che stavano fuori, dal gallico “pagos”, villaggio.  I “pagani”, cioè la gente di campagna, continuavano a portare le “bracae” ed a parlare lingue incomprensibili, che nelle orecchie di Greci e Romani suonavano semplicemente come “bar bar” (oggi diremmo “bla bla”).

Da qui il termine “barbari”: erano semplicemente stranieri che parlavano lingue diverse dal Greco e dal Latino, che avevano costumi diversi, e per questo erano spesso considerati rozzi ed inadeguati ai “civili”.

In realtà, i «barbari» non erano poi così diversi dai «civilizzati», e hanno lasciato innumerevoli tracce nella nostra identità moderna.

Noi stessi ed il nostro linguaggio quotidiano siamo la dimostrazione di quanto “barbariche” siano le nostre radici: la parola italiana “guancia” deriva direttamente dal Gotico “hwankja”, non dal Latino “bucca” che identificava la guancia. La parola italiana “bocca” non deriva dal Latino “os” bensì dal Gallico “bucca” che identificava, appunto, la bocca e non la guancia. Per continuare, la parola italiana “anca” deriva direttamente dal Gotico “hanka”, non dal Latino “coxia”. Molti nomi di località e di famiglie del nostro territorio sono di chiara origine longobarda…

Oggigiorno indossiamo “bracae”, ci presentiamo stringendoci le mani come facevano i Celti, e, dopo essercele lavate con il «sauòn» (altra invenzione dei Galli), ci sediamo a tavola per mangiare (invece di distenderci sui triclini come Romani ed Etruschi):  questi, e tanti altri, sono tutti retaggi delle “culture barbariche” che ci hanno portato ad essere quello che siamo oggi.